L’obiettivo del cinema dev’essere quello di raccontare storie“. E’ il filo conduttore che impregna le parole di Vincenzo Condorelli.

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Terre di cinemaDirettore della fotografia, laureato in Scienze Politiche, parla agli studenti del corso di laurea magistrale in Comunicazione della cultura e dello spettacolo con disinvoltura, chiarezza, senza peli sulla lingua, svelando retroscena e curiosità di un mondo fatto di luci della ribalta e, talvolta, pesanti ruzzoloni.

E’ importante avere qualcosa da raccontare per tutta l’industria che collabora alla realizzazione di un film“: esordisce così Condorelli, di fronte allo sguardo interessato di una ventina di ragazzi, attorniato dallo scenario incantevole del Monastero dei Benedettini di Catania.

Al suo fianco Alessandro de Filippo, professore di Storia e critica del cinema, che, insieme all’Ateneo, collabora con Vincenzo Condorelli dal 2012.

Terre di cinemaTerre di cinema

Siamo davanti a un cambiamento epocale. Bisogna aprirsi al pubblico. Comunicare qualcosa. Collaborare“.

Lo stesso spirito che caratterizza “Terre di cinema“, un campus internazionale di 15 giorni che si terrà a settembre a Forza D’Agrò. Il piccolo gioiello incastonato tra i Peloritani diventerà, così, il covo di studenti, filmakers ma anche professionisti provenienti dalla Sicilia e da tutto il mondo.

Registi e autori internazionali potranno partecipare attraverso un bando che prevede la stesura di una sceneggiatura – spiega Condorelli ai microfoni di Cinemondium.com – mentre direttori della fotografia e operatori saranno giudicati sulla base di showrill che illustrano i loro lavori precedenti. Per gli italiani, quest’anno, grazie a un accordo con la SIAE, saranno, invece, disponibili dieci borse di studio, e non è previsto alcun costo d’iscrizione, a differenza degli studenti stranieri“.

I 30 partecipanti avranno 12 ore per girare il proprio cortometraggio sotto la supervisione di esperti del settore, utilizzando, in particolar modo, i 35 mm e attrezzature all’avanguardia dell’industria cinematografica“, ribadisce il direttore artistico del festival.

Nei primi dieci giorni l’approccio sarà pratico, e porterà alla realizzazione dei corti. Gli ultimi cinque saranno, invece, dedicati a proiezioni internazionali, e masterclass, aperti a tutti. Segue il montaggio dei lavori, che resteranno ai ragazzi, liberi di farne l’uso che preferiscono“.

Ci sono dei limiti con cui gli studenti dovranno confrontarsi – continua Condorelli – Senza limiti, altrimenti, non ci sarebbe creatività. Il feedback, poi, è di primaria importanza. Bisogna insegnare ai giovani a lavorare con gente sconosciuta, a cooperare per lo stesso progetto senza timidezze e ansie. Il risultato? Molti dei partecipanti ancora oggi collaborano insieme. Si sono creati dei legami che resistono al tempo. E’ anche questo il nostro obiettivo“.

Dall’1 al 5 giugno, presso il cinema King di Catania, invece, saranno proiettati i corti realizzati nell’edizione precedente. Se ne distingue uno: Bambina, del regista israeliano Yotam Knipsel. E ancora. Nel 2012 sono emersi alcuni degli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, come Giovanni Todaro che quest’anno era a Venezia, o Cecilia Grasso che adesso collabora con Terre di cinema, e ha preso parte col suo corto-documentario a ben 15 festival.

Il tema più ricorrente? La Sicilia, in tutte le sue interpretazioni. Dalla visione che hanno dell’isola gli abitanti, ai luoghi comuni che rimarcano il pensiero degli stranieri.

I giovani dovrebbero…

… colmare le proprie lacune sulla storia del cinema“. E’ l’imperativo che David Grieco, intervenendo durante l’incontro con una lunga digressione, sottolinea. “I giovani scrivono recensioni… ma senza le conoscenze necessarie, riusciranno a diventare storici del cinema?“. Terre di cinema 2017

Terre di cinemaUn cinema che per Grieco sta attraversando una fase di crisi. Lo sa bene lui, che è autore, regista, giornalista, e ha collaborato al fianco dei più grandi: Bertolucci e Pasolini, solo per citarne alcuni.

Il cinema è stato snaturato, serializzato. E’ stato massacrato da direttori che hanno stipendi faraonici, e pensano solo a tenersi stretta la poltrona“. Insomma, il cinema sta affondando.

Gli incassi, ormai, non coprono neanche i budget – sostiene Grieco – Fare un film significa, invece, salire su una zattera e prendere il largo, tutti insieme. Un regista deve, pertanto, conoscere bene ogni mestiere del cinema, e convincere tutti della storia che intende raccontare“.

La rivoluzione del digitale, poi, ha cambiato gli orizzonti. “Si è perso il senso della produzione artigianale. Non ci si forma più come in una bottega, imparando sul campo“.

Il digitale, però, non sostituirà la pellicola: “Quando si gira in pellicola è necessario immaginare il film prima nella propria mente. Oggi, invece, è tutto standardizzato. E il rischio che si corre è quello di essere usati dal mezzo, di diventare suoi schiavi“. Terre di cinema 2017

I problemi

Non è l’unico degli handicap. Vincenzo Condorelli ne mette a fuoco almeno altri tre.

Innanzitutto le strategie di marketing, se mescolate al consumismo selvaggio, erodono il cinema. Si è in preda a una continua rincorsa per accaparrarsi la macchina con la risoluzione migliore. E non si pensa più a dove posizionarla sul set. Insomma, i sopralluoghi non vanno più di moda.

Gli attori, inoltre, vengono spesso maltrattati (svariati gli esempi di film in cui gli interpreti sono ringiovaniti, con effetti photoshop o controfigure). Si sottrae, così, l’identità all’attore, che non dialoga più col regista. Un legame imprescindibile, che, però, al giorno d’oggi, passa in secondo piano.

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