Si è fatta finalmente un po’ di chiarezza sulla vicenda che ha interessato la nota serie tv italiana ideata dallo scrittore Roberto Saviano e ambientata a Napoli e dintorni. Infatti dopo l’accusa arriva la sentenza. Gomorra  pizzo

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Il giudice monocratico di Torre Annunziata, Gabriella Ambrosino, il 7 febbraio ha condannato a sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale, pena sospesa, il location manager Gennaro AquinoGomorra  pizzo

Assolto invece il responsabile di produzione Gianluca Acropinto, anch’egli indagato, perché il fatto non sussiste.

gomorra condannaGennaro Aquino punta il dito, Cattleya si difende

Gennaro Aquino è stato imputato nel processo sul presunto pizzo pagato da Cattleya, casa di produzione della serie tv Gomorra, alla camorra. A confessare come si sarebbero svolti i fatti, e a chiamare in causa i vertici della Cattleya, è stato lo stesso Aquino in aula, il giorno prima del processo.

“Uno della produzione mi portò una busta chiusa con all’interno 5 mila euro. Erano soldi della produzione, che io portai a zì Filuccio”. Zì Filuccio sarebbe il capoclan della camorra che avrebbe fatto pagare il pizzo per mettere a disposizione la villa sequestrata ai Gallo.

“Tutti sapevano. Non so chi mise i soldi in quella busta. Però Raffaele Gallo aveva minacciato di non farci entrare più in casa a girare. Io avevo paura perché gli avevo dato la ‘mano di parola’ e in certi ambienti è pericoloso non rispettare gli accordi”, continua Aquino. Gomorra mafia pizzo

gomorra ciro e genny“Ricordo anche che mancavano mille euro, così li prelevai dal mio conto e glieli consegnai. Poi Cattleya me li ha rimborsati. Fin dal primo momento tutti in Cattleya sapevano che i Gallo non erano persone proprio pulite, anche Gianluca Arcopinto. Ma decisero che la villa bunkerata con quegli strani interni era quella giusta e vollero girare lì anche dopo il sequestro della casa”.

Ma il manager della casa di produzione Cattleya, Riccardo Tozzi, si difende: “Gli unici soldi dati per girare delle scene in una villa di Torre Annunziata sono quelli dati – ovviamente in chiaro – all’amministratore giudiziario, il titolare della custodia del locale”.

Tozzi continua: “Nelle intercettazioni non c’è traccia di rapporti tra noi, quelli della produzione, e la camorra. Nessun accordo sottobanco, neppure con i rappresentanti locali chiamati ad interessarsi del fitto di un immobile”. Gomorra  pizzo

I fatti

La villa in questione, con il televisore con la cornice d’oro, il trono di don Pietro Savastano, la grande vasca con idromassaggio, e tutta una serie di arredi sfarzosi, era perfetta per girare la serie.

Non necessitava di trucchi scenici per renderla più realistica e questo la rese ideale per le riprese, a tal punto da essere disposti a pagare un pizzo al clan Gallo, proprietario dell’immobile.

gomorra pizzoL’inchiesta risale al 2014 e nacque sulla scorta di una serie di intercettazioni. La Cattleya aveva preso la villa in affitto nel marzo del 2013 per 30.000 euro, da versare in cinque rate da 6.000.

Dopo il pagamento della prima rata, tuttavia, nell’aprile dello stesso anno il gip sequestrò l’edificio, nominando un amministratore giudiziario. Gomorra  pizzo

A quel punto, per i vertici della società di produzione, secondo le ricostruzioni dei magistrati, si pose un problema: versare le somme a quest’ultimo, come impone la legge, o continuare a pagare i Gallo, come loro pretendevano?

Le pressioni del clan erano fortissime. Dal carcere Francesco Gallo, detenuto in 41 bis, minacciava di bloccare le riprese.. per un po la Cattleya pagò sia l’amministrazione giudiziaria sia i Gallo

La sentenza contro Aquino  dà una prima risposta al quesito, ma potrebbe non essere quella definitiva, infatti la procura continua ad indagare. Gomorra  pizzo

Continuate a seguirci su Cinemondium per rimanere aggiornati sulla vicenda.

 

 

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